Con questa salita inizia il mio piccolo progetto “6 sempre a Nord”, l’idea è quella di salire le sei grandi Nord delle alpi seguendo le prime vie tracciate sulla parete ripercorrendo le impronte dei grandi alpinisti del passato. Inizialmente pensavamo di cominciare con la nord del Petit Dru ma dopo varie ricerche sulle condizioni e intimoriti dalla ignobile fama della parete abbiamo preferito rimandare alla primavera quando c’è più freddo e le rocce tendono a caderti con meno frequenza in testa. La scelta quindi ricade sulla Nord del Badile e la mitica via Cassin che, con i suoi oltre 1000 m di sviluppo, taglia in diagonale tutta l’immensa parete NE seguendo logiche fessure e facili traversi in placca dove queste si interrompono. Normalmente per affrontare questa via si sale dal lato svizzero seguendo il sentiero che porta al rifugio Sasc Fura e poi, a seconda delle preferenze ( o dell’etica di salita), si pernotta al rifugio o fuori in tenda/bivacco. Come da tradizione decidiamo di fare gli alternativi e saliamo dal lato italiano con l’idea di concludere il tutto in due giorni evitando un’ulteriore notte fuori (necessaria a chi parte dalla svizzera per poi ritornare alla macchina dato che la discesa è sul lato italiano). Ovviamente un motivo c’è se quasi nessuno sceglie questa opzione e il motivo sono le circa 8/9 ore di cammino che servono per arrivare al Sasc Fura partendo dai bagni del Masino. Come se non bastasse abbiamo deciso di non usufruire del rifugio per dormire e quindi ci portiamo dietro due zaini… Pesantini! Dopo circa 8 ore di sofferenza e continue ricerche dei bolli sfuggenti sul “sentiero” arriviamo finalmente al rifugio svizzero dove mangiamo i nostri classici tortellini emiliani e ci imboschiamo come dei fuorilegge in un prato incolto 60 m sotto al rifugio allestendo lì il nostro campo base. La notte passa velocemente grazie a una temperatura mite e una stellata spettacolare senza dimenticarsi del mio materassino di circa un kg e mezzo ma d’altronde “la comodità prima di tutto”. La sveglia suona presto come al solito accompagnata da qualche imprecazione e pensiero sulla parete che stiamo per attaccare. Con circa 2/2:30 h di avvicinamento ci portiamo sulla cengia alla base della via.
Mi fermo per qualche istante ad ammirare la parete. Immensa…mai visto niente del genere.
Circondato da Cengalo e Badile mi sento così piccolo ma anche così pieno di energia da avere l’impressione di poter sollevare tutta la muraglia del Cengalo se solo fosse abbastanza vicina, oggi neanche 3000 metri di parete potrebbero fermarmi. Partiamo con calma ma tenendo un ritmo costante alternandoci in quasi tutti i tiri tranne qualche breve zona in cui procediamo in conserva. Ci fermiamo solo una volta arrivati alla cengia centrale per mangiare qualcosa per poi ripartire subito sul tiro chiave, un diedro verticale molto bello e continuo (noi abbiamo sbagliato continuando fino al tetto e traversando troppo tardi a destra su roccia un po’ delicata). La seconda parte della via è un po’ più continua e verticale, particolarmente impegnativi sono i tiri nei camini dove il grado non rispecchia la fatica che si fa (soprattutto con zaini molto grossi). Una volta usciti in cresta la vista che si apre è spettacolare e l’esposizione notevole, con una serie di facili tiri in conserva seguendo più o meno il filo dello spigolo si arriva in vetta (circa 1/1:30 h). La soddisfazione in vetta viene subito diluita dalla realizzazione che mancano ancora 6 ore buone di discesa. Con circa 5/6 calate siamo alla base della parete Sud e in circa mezz’ora al Rifugio Gianetti dove ricarico mente e fisico con l’immancabile coca cola di fine gita. Finita la cerimonia coca cola ci avviamo controvoglia verso i bagni del Masino e dopo 2/3 ore interminabili arriviamo alla macchina. Che dire… Grande avventura su una grande parete con il mitico Dario come socio, tutto perfetto! Si conclude col botto con il kebab che ci siamo concessi nella “bellissima città” di Lecco a mezzanotte circa.
Attacco: Dal rifugio seguire una traccia ripida che sale inzialmente nel bosco dietro al rifugio per poi uscire dal bosco e salire per massi/placche. Seguire la traccia fino a quando non si vede a sinistra l’evidente intaglio alla base dello spigolo. Risalire per gradoni ripidi aiutandosi con delle corde fisse e una volta raggiunto l’intaglio scendere dal lato opposto obliquando leggermente a destra (faccia a valle) puntando alla evidente cengia mediana (è possibile a inizio stagione che ci sia ancora della neve sulla cengia che potrebbe rendere pericoloso procedere senza ramponi, valutare bene le condizioni prima di decidere se portarli o meno). Dopo qualche metro dall’intaglio si trova una sosta di calata, USATELA! Con una calata di 20 m si evita un tratto decisamente verticale, fattibile slegati ma inutilmente pericoloso. [2 h]
Difficoltà: VI+ / VI obbl. R3
Materiale: N.D.A, 11 rinvii, qualche cordino e materiale per attrezzare le soste, serie 0,3/4 BD doppiando le misure 0,5/3.
Itinerario:
Trovo abbastanza inutile descrivere ogni singolo tiro in quanto la linea è molto logica ed evidente, basta seguire le soste attrezzate a spit e le fessure/punti deboli della parete tenendo sott’occhio il tracciato.
Un primo tiro di IV porta sotto al diedro Rebuffat. Percorrere il diedro con bella arrampicata e uscire a sinistra sostando poco più in alto. Con un paio di tiri di IV si giunge sotto al primo tiro di VI. Aggirare il tetto a sinistra e seguire la fessura fin quando non conviene traversare a sinistra in placca. Un altro tiro di V+ dritto. Un traverso a sinistra poi verticale V. Un tiro in fessura verticale V. Percorrere circa 100 m in conserva in traverso ascendente verso sinistra fino alla cengia mediana (III/IV sosta alla base del diedro chiave). Diedro verticale e continuo VI+ USCIRE A DESTRA IN PLACCA PRIMA DELLA FINE DEL DIEDRO!. Tiro su lame verticali V+. Diedro poi tetto da superare verso sinistra e ancora lama/diedro VI. Placca, traverso a sinistra e di nuovo dritti per pilastrino V. Un paio di tiri di IV/V portano alla base del primo tiro in camino. Tiro faticoso in “camino a V”, proteggersi nella fessura di fondo V+. Tiro su fessure verticali V+. Ultimo tiro nei camini, una volta usciti salire la placca a destra fino alla sosta leggermente spostata a destra V+. Placca sopra la sosta e poi rientrare nel camino/diedro a sinistra V. Continuare nel diedro/camino fino a sostare in cresta IV+. Seguire lo spigolo e con una serie di tiri in conserva raggiungere la vetta aggirando un paio di gendarmi.
Discesa:
Dalla vetta scendere verso sinistra (faccia a Sud) per traccia e reperire dopo breve la prima calata su anelli.
- Calata in un canale verticale, sostare su sosta a spit nuovi con anello di calata a sinistra (faccia a monte)
- Calata nel canalone detritico fino a una sosta su spit con anello
- Calarsi un paio di metri e poi buttarsi sulla parete a destra del canale (faccia a monte)
- Con altre 3/4 calate lineari ci si porta alla base della parete Sud

Parete NE 
Primo tiro di VI 
Parte alta della via 
Il Cengalo visto dai camini